Quasi tutti gli arbitrati prendono il via da clausole compromissorie, mentre solo pochissimi ricevono l’impulso dalla sottoscrizione di un compromesso arbitrale.
È facile capire perché: quasi sempre, una volta iniziata la lite, le parti non collaborano più fra loro e se una vuole ricorrere all’arbitrato l’altra automaticamente lo rifiuta, trascinando sé stessa e la controparte in cause spesso decennali.
Si comprende bene, quindi, quanto sia importante che le clausole compromissorie inserite nei propri contratti siano scritte correttamente: statisticamente in Italia, ogni anno, centinaia di arbitrati non vengono istruiti o vengono dichiarati nulli a causa di vizi contenuti nelle clausole compromissorie.
Le clausole compromissorie, infatti, non devono mai essere troppo generiche, ma devono fare preciso riferimento alla Camera arbitrale competente, al Regolamento arbitrale applicabile, possibilmente alla sede dell’arbitrato, al tipo d’arbitrato (rituale, irrituale, ordinario, semplificato, documentale, collegiale o ad arbitro unico) e così via..
Non essere precisi in questi aspetti può significare, per esempio, ritrovarsi a dover richiedere la nomina dell’arbitro al Presidente del Tribunale locale, che incaricherà un professionista che non sarà assolutamente tenuto ad attenersi al tariffario della Camera arbitrale ma sarà libero di applicare le tariffe professionali più elevate.